Il Magliocco, dal greco “tenerissimo nodo”, si presenta a grappolo chiuso, stretto in un pugno; il colore degli acini maturi è molto scuro, nero tendente al blu. Se coltivato in zone con terreni molto fertili, manifesta eccessi di vigore. Vinificato in purezza il Magliocco non da vita a vini scuri e profondi nel colore ma a un prodotto armonico, morbido, di buona alcolicità che si presta a un medio invecchiamento.
L’Arvino, declinazione del Magliocco, è un vitigno autoctono giunto nel Cosentino dalla Magna Grecia, alla base del Savuto. Ancora oggi, come da tradizione, le viti sono qui allevate ad alberello. È un vitigno rustico che non presenta particolari sensibilità alle avversità e restituisce vini dal profilo aromatico.
Il Montonico è un vitigno a bacca bianca, anch’esso di origini greche, molto produttivo e a maturazione tardiva. Il grappolo si presenta in forma più tosto allungata, grosso e serrato, con acini medio-grandi e buccia molto robusta di colore giallo con sfumature ambrate, le foglie grandi a forma pentagonale. Il Montonico ha rese piuttosto alte, è resistente al gelo e alle muffe; la sua epoca di maturazione è piuttosto tardiva, verso la metà di ottobre. Il Montonico Bianco da vita ad un vino di colore giallo paglierino più o meno intenso con leggeri sfumature verdoline, gradazioni non particolarmente alte ma comunque di buona struttura. Un vino dal colore giallo paglierino più o meno intenso, fresco al palato e dalle note olfattive fruttate e speziate.
Il Pecorello è un vitigno minore a bacca bianca della Calabria, presente soprattutto nella provincia di Cosenza e noto localmente a partire dalla fine del 1800. Tra i suoi sinonimi c’è anche “Pecorino“, ma questo non deve far pensare a parentele col vitigno Pecorino conosciuto in centro Italia, essendo una varietà completamente diversa. Il Pecorello è quindi un vitigno calabrese a tutti gli effetti, riconducibile con tutta probabilità al Greco della zona di Rogliano, in provincia di Cosenza. Il Pecorello viene descritto per la prima volta in Calabria a fine Ottocento, anche la sua presenza in zona forse è più datata. Come vino, invece è poco conosciuto e spesso confluisce in uvaggi. In realtà il Pecorello di Rogliano merita il suo spazio nell’enologia calabrese, occupata dal Gaglioppo e dal Greco.